Sul piano culturale, cristianesimo, liberalismo, socialismo, le grandi prospettive ideali che hanno illuminato sino agli anni recenti il cielo europeo, sembrano fuochi estinti Rimangono come istituzioni, come strutture portanti, come punti di riferimento ideologico, ma sembrano appunto incapaci di offrire ora delle nuove motivazioni (se non mediante trasformazioni ed integrazioni di cui non si possono prevedere le dimensioni e, soprattutto, i tempi).
L’impressione è che l’Europa abbia consumato tutto il suo passato e che non possa che affidarsi a «venienti dei» e che, infine, con i suoi maggiori più recenti filosofi, essa non possa che fondarsi sul possibile e sul futuro.
In ogni previsione, in ogni apertura verso il futuro, ciò che è inesprimibile è proprio il futuro stesso: tutto quello che si può raccogliere e presentare al futuro è la somma dei problemi non risolti nel presente. Forse finisce, appunto, l’Occidente come civiltà separata dal corpo generale dell’evoluzione mondiale: ed è possibile che l’influenza spirituale delle culture diverse da quelle occidentali sia un fatto determinante per l’Occidente come la scienza e la tecnologia occidentali sono stati un fatto determinante per la storia delle altre culture.

È nella combinazione di fattori antichi e diversi, prima separati, che sorge sempre il «totum novum» e quindi l’assolutamente imprevedibile. Del resto che cosa di più evidente che la presenza di fattori orientali e di modelli africani nella cultura occidentale di oggi? È però difficile cogliere la linea principale dalle linee secondarie del nostro presente. I «contemporanei» hanno la tendenza costante a preferire il cadente o l’effimero al vitale e al duraturo nei loro giudizi.

Anche sul piano culturale il giudizio converge con quello politico. L’idea di una comunità atlantica separata, di un privilegio occidentale, sembra un’idea contro cui lavora la storia. Forse gli anni ‘80 vedranno la «fine dell’impero d’Occidente»? Questo non è certamente una prospettiva allettante; né per l’area centrale dell’impero, né per le più sfortunate province. Ma le assonanze storiche sono immagini e valgono come spunti di pensiero. Il mondo si unifica e le sue parti si condizionano in modo tale da rendere più difficile le supremazie, specie quelle puramente economiche e materiali. Che sorte avrà «l’impero d’Oriente», l’Unione Sovietica, così più forte dell’impero occidentale da un lato, così più bloccata dalla società occidentale dall’altro? Il futuro dell’Italia, paese al confine delle culture dei mondi, del Nord e del Sud come dell’Est e dell’Ovest,
è infine legato ad ambedue queste domande.

(Le Monde diplomatique, 1980)

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