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La rivoluzione islamica che comincia nel 1979 consiste nella decisione di fare dell’Islam una religione politica, di imporla, in forme diverse come la forma totale della società. Dove è la novità? Non era così l’Islam dei Califfati degli Omeadi e degli Abbasidi, d’Oriente e d’Occidente? Era così: ma da quando i turchi ed i mongoli imposero il loro impero al mondo islamico, mantenendo le loro tradizioni tribali e preferendole all’Islam, l’Islam conobbe qualcosa come una differenza tra religione e politica.
Il Khan turco o mongolo governava la società, l’ulema islamico la religione. E la cosa continuò con il colonialismo cristiano.
Oggi invece gli imperi sono finiti: gli Stati a forma occidentale nazionale che li hanno sostituiti hanno conosciuto un ritorno all’indietro: sono sfidati a dare all’Islam la sua vocazione originaria ad imporsi con la forza a tutta la società, musulmana o non musulmana. È ciò che in termini occidentali chiamiamo l’Islam politico, l’Islam totale.
Con esso è nato anche un conflitto intraislamico: le scuole dell’islam politico sono assai diverse tra di loro, variano secondo l’ulema di riferimento, l’Islam non conosce una autorità dottrinale. Ed è nato un conflitto tra l’Islam politico e l’Islam tradizionale, sostenuto dagli Stati ereditari dall’impero turco, dall’impero inglese e francese.
Il fenomeno politico del mondo è oggi la guerra tra l’Islam politico e l’Islam degli Stati, e tra le varie forme dell’Islam politico. Non ce ne accorgiamo, ma il lato interessante della storia dopo la fine del comunismo, è la storia che si svolge all’interno dell’Islam politico. Di questa storia in Occidente, in Italia non c’è coscienza. È ancora in atto l’eurocentrismo.
E non ci si avvede che il vero confronto politico e culturale non si gioca più all’interno dell’Occidente ma all’interno dell’Islam; e che l’Occidente vi gioca di rimessa. È solo l’ignoranza e l’Occidentecentrismo che ci impedisce di riconoscere che siamo diventati culturalmente e politicamente subordinati all’area islamica.
E che infine la verità non detta dell’esercito europeo e del pilastro europeo della Nato è che il nemico non è più il mondo slavo divenuto il nostro principale alleato, ma il mondo islamico. Noi possiamo convivere con Cina ed India, la difficoltà dell’Occidente non è il “pericolo giallo” (i cinesi sono persino dei potenziali alleati): il vivere accanto alla febbre islamica ci pone in uno stato di grave malattia. E per questo non ne parliamo. Ce lo impedisce il pregiudizio della laicità della sinistra e del buonismo cattolico, che sono un velo a comprendere la differenza islamica.
Ci sfugge l’attenzione a che cosa è veramente l’immigrazione islamica in Occidente. Da quando in Occidente c’è una forte migrazione musulmana è mutata la concezione islamica delle terre occidentali. Prima esse erano considerate dar ‘elahd (“terre di pace contrattuale” Kepel): commercianti, viaggiatori, marinai vi potevano vivere in pace. Ma da quando l’immigrazione è divenuta consistente, esse sono divenute dar el Islam, terre d’Islam. Ed in esse i musulmani debbono esercitare la Jihad, la guerra per la fede.
Debbono cioè rivendicare la sharia, la legge islamica, e debbono cominciare a chiederla per sé. E per questo possono far avere pressioni una vera lotta perché i musulmani vi possano vivere con la loro legge, diversa dalle leggi della Cristianità divenute Occidente e per noi leggi dello Stato. Lo Stato: ma l’islamismo politico è una guerra contro il concetto di Stato. Il modo in cui la guerra adatta può essere condotta dipende dalle circostanze, l’Islam è flessibile nella pratica.
Ma il fine della Jihad non può essere che l’islamizzazione degli islamici: ed infine l’islamizzazione della società occidentale.
Vien da sorridere quando sento laici e sinistra parlare di “multietnico”. Ridurre gli Islamici ad una “etnia”! O “multiculturale”; l’Islam è una totalità religiosa e sociale, non una cultura in senso occidentale Da un punto di vista occidentale, dovremmo dire che gli islamici chiedono una realtà “multigiuridica”: negano il concetto occidentale di Stato.
Possiamo assumere sudamericani slavi, cinesi, indiani all’interno della cultura occidentale ma un Islam, gravato dell’Islam politico, no. L’Islam politico considera il Cristianesimo come un cane morto e l’Occidente come il vero nemico. I preti ignorano la prima verità, laici e sinistra la seconda.
Gianni Baget Bozzo – 08-09-2000 Ragionpolitica
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