23 Febbraio 2025
Settima domenica del tempo ordinario
1 Sam 26, 2.7-9.12-13.22-23
Sal 103
1 Cor 15, 45-49
Lc 6, 27-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo
Perché Dio viva una vita umana sulla terra
Il brano domenicale del Vangelo di Luca è divenuto il simbolo stesso di ciò che si intende per «spirito evangelico». «Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano».
È un consiglio praticabile? È possibile abbandonare così radicalmente il terreno della legittima difesa, cioè l’uso della forza giusta? «Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende del tuo, non richiederlo». Vivrebbe la società umana con la regola evangelica? Da questa pagina di Luca è stata dedotta l’idea di un Gesù utopista, che rifiutava di conoscere il male. È la figura che Dostoevskij descrive come l’innocente, l’«idiota», nella figura del principe Myškin, che vuole una condotta fondata solo su questa pagina del Vangelo.
Eppure proprio da questa pagina il realista Gandhi trasse una nuova forma di lotta politica, la lotta non violenta. Per comprendere il senso del testo evangelico, occorre comprendere che Gesù non detta un comportamento esteriore, mira a un cambio del cuore. Vuole cioè che gli uomini abbiano nel cuore una carica d’amore per tutti gli uomini, compresi i ne-mici, che sappiano abolire l’odio dell’uomo per l’uomo.
Gesù vuole esorcizzare il male interiore all’animo umano e presenta un modello radicale e assoluto, un modello che solo il cuore, il profondo dell’uomo, può fare radicalmente proprio. È ciò che Gesù vuole, il modello a cui chiede che l’uomo si ispiri: «Sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi».
Il modello che Gesù dà ai suoi discepoli è Dio stesso, Ma non è dalla lettera dell’Antico Testamento, che egli trae questo insegnamento. Jahvè minacciava e infliggeva castighi, e gli israeliti gli chiedevano di essere diverso dal modo in cui qui Gesù descrive il Padre. Israele non chiedeva a Dio di essere misericordioso, gli chiedeva di essere giusto. Di premiare i buoni e di castigare i cattivi. Gesù muta così l’immagine di Dio della Bibbia ebraica, e non a caso ne cambia anche il nome: «Padre vostro» lo chiama. Il Padre di misericordia per i figli che praticano la misericordia. Questo brano evangelico non ha per oggetto primario il comportamento, non nega la legittima difesa, non chiede l’impossibile, l’incompatibile con la quotidianità della vita. Vuole invece in primo luogo mutare la figura di Dio.
I volti del Dio dell’Antico Testamento si compongono nel Padre. Ma vi è una contraddizione tra l’uno e l’altro, tra il Dio di Mosè e il Dio di Gesù? Il Dio di misericordia è il Dio di giustizia? Gesù ci ha dato un criterio: essere misericordiosi vuol dire aprire lo spazio alla giustizia di Dio. Quando la misericordia abita il cuore umano, scende sulla terra la giustizia. Quando l’uomo assume la misericordia del Padre come suo scudo, la potenza divina diviene la sua spada. Il Padre governa il mondo nella libertà delle creature e quindi egli stesso è obbligato dalla misericordia e dalla pazienza.
Dio vuole condurre in libertà la storia al Regno. Ed ha dato in Gesù il modello e la rivelazione del Padre, perché sia possibile all’uomo di avere il medesimo cuore del Padre e guidare la storia nella sua misericordia e nella sua pazienza.
Anche quando la violenza non sembra conoscere altro limite che la carne umana violabile, come accade tanto spesso attorno a noi, conservare nel cuore la misericordia del Padre è spingere il mondo verso la strada della pace. Gesù ha insegnato all’uomo il volto del Padre nel suo volto, perché Dio viva una vita umana sulla terra.
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