2 Marzo 2025
Ottava domenica del tempo ordinario
Sir 27, 4-7
Sal 92
1 Cor 15, 54-58
Lc 6, 39-45
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio“, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo
La vita cristiana è mistica
Gesù non ha amato coloro che si sentivano maestri in Israele. Non pensava che la scienza della legge di Dio potesse mai sostituire la pratica dell’amore di Dio. Non credeva che i criteri di comportamento esteriore potessero mai valere la purezza del cuore, quella che solo Dio conosce.
«Può un cieco guidare un altro cieco?». Può chi non ha amore di Dio e del prossimo guidare altre persone solo perché è addentro nelle scienze sacre? «Non cadranno tutti e due nella buca?». «Ognuno ben preparato è il suo maestro». «Chi conosce il segreto del comandamento di Dio, cioè l’Amore che è Dio, è maestro di sé stesso». Ciò non toglie la necessità della conoscenza della Scrittura, della Tradizione, il sapere della fede. Ma esso è solo la soglia della conoscenza del divino. Dio solo ammaestra nei cuori, lo Spirito Santo presente in noi ci guida sulla via della vita. Paolo afferma che non è nemmeno la persona stessa a conoscersi veramente: solo la divina Presenza conosce quello che è veramente un uomo o una donna.
Ognuno di noi è conosciuto da Dio secondo un modello, il modello che Dio nell’eterno concepisce di lui. E non tutti sono chiamati alle medesime cose, e nemmeno alle medesime virtù: e tutti passano, in misura più o meno profonda, per una terra del male. Dio conosce quell’amore che l’anima ha avuto nelle circostanze che erano le sue. Ciascuno è giudicato secondo il suo irripetibile modello, quello con cui Dio lo ha amato prima che egli fosse nel mondo. E Dio istruisce nel cuore, è lui il maestro interiore. Chi apprende ad ascoltare la voce di Dio nel suo cuore è il vero discepolo ben preparato, colui che vive la vita interiore, la vita dell’anima, la vita eterna, la vita che non ci sarà mai tolta.
Il cristiano d’apparenza è colui che giudica il prossimo e ritiene suo diritto criticare tutti per rafforzare la propria auto-stima. È a questi che si rivolge la parola di Gesù: «Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio, e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Gesù riconduce sempre l’uomo alla coscienza interiore, cioè al luogo della presenza di Dio. Ciò non significa che il cristiano non possa pronunziare giudizi duri: Gesù lo fa. Ma chi giudica deve fare attenzione: c’è vero amore per la persona condannata? Anche oltre l’ira legittima? Gesù vuole abituare gli uomini a guardare gli altri uomini con lo sguardo di Dio.
Solo quando lo sguardo divino sul nostro cuore ne attesta la purezza di coscienza, la parola che sgorga dal cristiano è pura e purificante. Da dove trae l’uomo buono la sua sicurezza? Ce Io dice ancora Gesù: «L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore». E quale è il buon tesoro del cuore? E lo Spirito Santo che il Padre ci dona senza misura. Impressiona l’unità di intenzione di queste parole di Gesù, che Luca ha disperso nel ministero in Galilea, mentre Matteo le ha concentrate nel discorso della montagna.
La vita cristiana è mistica perché essa suppone costantemente l’attenzione allo Spirito che abita nel cuore. Per questo il Vangelo è la religione della libertà: «dove è lo Spirito del Signore, ivi è la libertà». Solo chi sa vivere alla presenza di Dio sa unire libertà e giustizia, novità e tradizione. Il buon cristiano ha l’odore e il sapore della sapienza dello Spirito Santo.
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