29 Ottobre 2023
Trentesima domenica del tempo ordinario
Es 22, 20-26
Sal 18
1 Ts 1, 5c-10
Mt 22, 34-40
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo
Il Vangelo dice che l’unica regola è l’amore
Gesù parla con i farisei. I sadducei erano gli uomini del tempio e del culto, i farisei erano gli uomini della legge. Per essi la Torah ebraica, scritta nei primi cinque libri della Bibbia, fasciava tutta la vita. Ogni attimo, ogni spazio era coperto da un precetto del Signore. I farisei erano uomini religiosi: la religione legava i loro atti e in essa vedevano il loro rapporto con Dio. È grazie ai farisei che Israele si è salvata, quando perse con Tito il tempio e con Adriano la terra di Palestina.
I precetti della religione conservarono l’esistenza storica del popolo ebreo. Ma Gesù viola la legge: dichiara che il sabato è per l’uomo e non l’uomo per il sabato. Non rispetta il giorno sacro al Signore, il vincolo in cui il riposo dell’uomo imita il riposo di Dio nella creazione. Un gesto esteriore, il riposo era il vincolo tra il tempo e l’eterno.
Gesù non era per i farisei un uomo religioso: egli violava e insegnava a violare la legge che è l’essenza di Israele. Che cosa è la legge per Gesù, gli chiedono i farisei? Gesù risponde citando due espressioni della Torah, date in contesti diversi. Afferma che due sono i precetti che contengono la legge: «Amerai Dio con tutto il cuore» e «Amerai il prossimo tuo come te stesso».
Per Gesù, il vincolo di Dio con l’uomo non è più la legge, è l’amore, non è più un gesto, ma un sentimento del cuore. Non appartiene più all’uomo sociale, che tutti possono vedere, ma all’uomo interiore che solo Dio vede. Gesù ha citato la Bibbia ebraica, ma ha cambiato radicalmente il suo significato.
Nonostante ciò ancora oggi ci interroghiamo sulla legge. Sembra che l’uomo debba ancora riconoscersi per le sue opere esteriori: nel sesso, nei rapporti economici, sociali, politici. Sembra che la memoria del precetto sia la chiave della salvezza. La Chiesa non parla che di morale, la cultura laica ha riscoperto l’etica pubblica. È curioso che si parli tanto di morale in tempi in cui non esiste consenso sulle regole di comportamento. Il Vangelo ci dice che l’unica regola è l’amore. San Giovanni ha scritto che l’amore è Dio. Sant’Agostino paragona l’amore alla forza di gravità, allora non conosciuta come legge, ma ben sperimentata nella realtà.
Dice Agostino: il mio amore è il mio peso, da lui sono portato ovunque sono portato. La gravità non si vede, si sente. Non sono le opere buone a testimoniare l’amore. L’amore è il paradosso cristiano, è altro da ogni opera. Se dessi i miei beni ai poveri e il mio corpo alle fiamme e non avessi l’amore, ciò a nulla vale, dice Paolo.
I veri santi, quelli che amano Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi, non sono una qualità sociale riconoscibile. Li conoscono solo Dio e coloro che si sentono amati. Non ci salverà lo splendore della legge, ma l’umiltà dell’invisibile amore. Perché esso è Dio.
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