25 Dicembre 2024
Natale del Signore

Is 9, 1-3.5-6
Sal 96
Tt 2, 11-14
Lc 2, 1-14
Is 62, 11-12
Sal 97
Tt 3, 4-7
Lc 2, 15-20
Is 52, 7-10
Sal 98
Eb 1, 1-6
Gv 1, 1-18

 

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo

Ma l’uomo per Dio Padre non vale più dell’universo?

Natale è l’annuncio di un seme divino posto nella terra umana: da quel momento Dio e l’uomo sono una persona. Gesù Cristo è l’unità del potere da cui è nato l’universo con la debolezza dell’uomo: la creatura che, avendo coscienza dell’universo, conosce l’angoscia del vivere e teme la morte perché desidera l’eterno. Da quel momento nasce un uomo nuovo, il cristiano. Cristiano è colui che concepisce Dio non solo come il creatore dell’universo, ma soprattutto, come il Padre dell’uomo. L’uomo e assimilato a Dio perché Dio si è assimilato all’uomo. Anche il grande problema, che da sempre è al centro del cristianesimo -perché il Padre ha creato un mondo in cui c’è il male? – parte dalla concezione di Dio come Padre. Solo al Padre si pone questa domanda, la stessa di Gesù: «Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
Il mondo occidentale non può non dirsi cristiano perché ha questa idea di Dio. Qualunque cosa pensi di Dio, non può non pensarlo che nel modo in cui Gesù l’ha presentato. La cultura laica ha iniziato con Leibnitz, Lessing e Kant pensando che infine questo mondo, fosse il migliore dei mondi possibili: l’idea di progresso, su cui è costruita la nostra cultura, è l’idea di un futuro che giustifichi la storia precedente in un termine di pienezza storica.
Oggi di questo progresso dubitiamo. Se lo pensiamo possibile, è perché infine riaffiora l’idea di una Provvidenza che scrive diritto ciò che agli uomini appare scritto con linee storte. La speranza, nel mondo occidentale rimane cristiana e si fonda sempre sull’idea che Dio sia così coinvolto dall’incarnazione del Figlio nella vicenda umana da essere lui, alla fine, a condurre la storia a un esito, a un giorno di Dio e dell’uomo. Ciò motiva la lotta contro la sofferenza e la violenza, che è sorgente di motivazione a vivere nel nostro tempo, per quanto sia tante volte frustrata.
«E il Verbo si fece carne e abitò in mezzo a noi». Nel Natale celebriamo Dio chiuso nell’avventura umana, limitato da questa storia che il Signore dell’universo ha fatto propria e che per lui val di più dell’oceano delle galassie. Questa è la «stoltezza» cristiana: pensare che l’uomo valga per Dio più dell’universo. L’universo è la Cosa per Dio, l’uomo è la Persona per Dio. Questo diciamo nel Natale.
Esiste oggi la tentazione neopagana. Nei tarocchi, nelle chiromanti, nelle carte, negli astri. Negando l’incarnazione di Dio cerchiamo il destino nelle stelle e nei segni in un misterioso impalpabile in potenze cosmiche sconosciute come se Dio non fosse il signore di ogni potenza.
Sorge così il culto dei miti non più mischiati al cristianesimo, come in Schelling o in Hölderlin, ma veri miti della carne e del sangue. Il mito è un racconto di violenza: le nozze di Cadmo e di Armonia, care al rinascente neopaganesimo culturale, sono recinto di violenza e di morte.
Da questo mondo di miti psicoanalitici viene lo psichiatra che ha guidato la pulizia etnica serba, Radovan Karadzic. Il neopaganesimo è in mezzo a noi, con la violenza che gli conoscemmo in passato. Quando il papa invita a rispettare il bambino, fa dell’innocente il sacramento dell’Innocente, il bambino il sacramento del Bambino Gesù.
La violenza fine a sé stessa, che vediamo emergere nel mondo, indica che di nuovo il neopaganesimo è in mezzo a noi. Colpa dei cristiani, che hanno dimenticato la divinoumanità offerta dal Cristo agli uomini nella fede per un mero attivismo sociale, in cui l’attenzione al divino non è la misura della fecondità umana. Ma responsabilità di tutti.
Il Natale è il perenne fondamento della nostra civiltà, del Dio mischiato all’uomo in una sola carne. Ciò ci dona la virtù infusa della speranza, che offre al Padre lo spazio di agire all’interno della vicenda umana.

I volumi dei tre anni di commenti al Vangelo della domenica di don Gianni Baget Bozzo (“Buona Domenica. Commenti ai Vangeli domenicali”) sono acquistabili in libreria, sul sito delle Edizioni Dottrinari o sui siti delle maggiori catene di librerie.

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