7 Gennaio 2024
Domenica dopo l’Epifania
Is 55, 1-11
Is 12, 1-6
1 Gv 5, 1-9
Mc 1, 7-11
E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo
Il silenzioso ospite che alberga in noi
Il tempo di Natale si conchiude con la memoria della manifestazione di Gesù agli uomini,
dell’inizio della sua azione pubblica. Essa comincia con un atto di umiltà, che diviene una manifestazione di gloria. Giovanni Battista annuncia un messaggio singolare per l’Israele del suo tempo: per essere giusti innanzi a Dio, occorre riconoscersi peccatori.
Dio chiede solo la conversione del cuore, il pentimento. Giovanni è un uomo rude, pratica una severa ascesi, ma annuncia l’amore divino proprio verso coloro che la legge di Mosè condanna. Egli annunzia un giorno dell’ira divina, ma proclama che la misericordia del Signore protegge dall’ira stessa di Dio.
La giustizia di Dio consiste nella sua misericordia. E la misericordia è rivolta a tutti, anche ai pagani, anche ai soldati romani. Uomo singolare Giovanni, che verrà poi ucciso perché denuncia l’adulterio di un re, cioè una violazione della legge di Mosè.
I Vangeli ce lo descrivono già nella loro luce. E Gesù dirà di lui che egli è l’ultimo profeta del Vecchio Testamento. Eppure, dirà ancora Gesù, il più piccolo di voi che mi ascoltate è più grande di Giovanni il Battista, il maggiore dei nati da donna. Con ciò Gesù rivela che egli porta al mondo non solo la misericordia di Dio, ma la vita stessa di Dio.
Nel battesimo di Gesù avviene questo passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento: i Vangeli ci
raccontano in forma diversa il medesimo evento. Quando Gesù esce dalle acque del Giordano, la voce del Padre risuona e Io Spirito scende su di lui in forma di colomba. La voce dice: questi è il mio Figlio amato, ascoltatelo.
Il messaggio di Gesù nella sua vita pubblica consisterà nel rendere comprensibile il senso di queste parole.
Il Figlio diletto è anch’egli Dio e lo Spirito Santo è anch’egli Dio. La finale del Vangelo di Matteo riporta le parole di Gesù risorto che invita gli apostoli a ripetere la scena del battesimo nel Giordano. Gesù li manda ad annunziare il dono della vita divina a tutti gli uomini, battezzandoli nel nome dei Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Ciò significa che nel battesimo di ogni cristiano viene ripetuto quello che è avvenuto nel battesimo di Gesù. Discende su di essi lo Spirito per renderli, come Gesù, figli del Padre. Dalle origini della Chiesa è nata la tradizione di dare il battesimo ai neonati: ciò è legato anche a una dottrina del peccato originale come peccato imputabile a ogni uomo che Agostino ha fondato argomentando proprio dall’uso diffuso del battesimo dei bambini.
La nuova liturgia si stacca da questi pensieri, ricolloca il battesimo nel suo vero significato,
legato alla misericordia divina del battesimo di Giovanni e alla vita divina conferita agli uomini da
Gesù. Ma non esiste oggi nel popolo cristiano una educazione alla vita di orazione, cioè alla presa
di coscienza della presenza di Dio in noi nella vita quotidiana.
Il nuovo Catechismo ha dedicato giustamente una parte rilevante alla orazione, cioè alla
relazione filiale con il Padre nello Spirito che è la vita divina in noi. Non basta andare a Messa per
partecipare al dono divino. Il frutto della Messa è proporzionale all’attenzione alla presenza di Dio
in noi durante la vita quotidiana.
L’orazione silenziosa, la preghiera del cuore è l’essenza della vita cristiana, che il battesimo ci
dona. Il battesimo vuol dire questo. La vita mistica, l’esperienza di Dio in noi, è aperta a ogni
cristiano che sappia intendere l’ospite silenzioso e comunicante che porta in sé.
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