17 Dicembre 2023

Terza domenica d’avvento

Is 61, 1-2a.10-11
Lc 1
1 Ts 5, 16-24
Gv 1, 6-8.19-28

E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?».  Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo».  Allora gli chiesero: «Che cosa dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose: «No».  Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose:
«Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
come disse il profeta Isaia». Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo».  Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

 

Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo


 

La fede è vedere Dio nascosto nelle debolezze dell’uomo

«Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni». Nella testimonianza del quarto Vangelo, che risale all’apostolo Giovanni, la figura del Battista è delineata in riferimento a Gesù. Egli è solo annunciatore della venuta di «uno che voi non conoscete, al quale io non son degno di sciogliere i calzari». È l’annuncio del Messia, del re d’Israele? O vi è in lui il sentimento che sta per mostrarsi a Israele sulla terra, il suo Dio, nella forma umile di un uomo? Dio non chiedeva di essere temuto per la sua potenza, ma amato per amore dell’amore.
Certo Giovanni Battista sapeva che non era una visita di potenza, la liberazione di Israele dai romani quella che lo sconosciuto portava con sé. Lo sapeva, perché egli indica Gesù ai suoi discepoli con le parole: «ecco l’agnello di Dio, ecco colui che porta i peccati del mondo».
Egli evoca la figura del servo sofferente dei Signore, delineato dal profeta Isaia, come una vittima sacrificale, l’Isacco che sarebbe stato veramente immolato. Il Battista aveva capito il mistero di Dio, cioè quello di scendere nel mondo nella forma della debolezza umana? Nel Vangelo di Giovanni, Gesù è interpretato alla luce della figura del servo sofferente e sacrificale descritto da Isaia.
Giovanni ci porta sempre il massimo di informazione sui fatti e al tempo stesso la più alta interpretazione di essi. Se il Battista vide, come il quarto Vangelo testimonia, la croce nel compito di Gesù, se aveva capito il mistero divino sino a quel punto, egli è allora in sostanza la figura in cui tutto l’Antico Testamento trapassa nel Nuovo. In questo senso egli è il momento in cui la lunga preparazione di Israele a conoscere Dio termina nel Dio crocifisso.
La rivelazione agli ebrei si conchiude nel cristianesimo: in questo modo, Giovanni Battista è il punto zero della rivelazione, il suo trapassare da ebraica in cristiana. Egli aveva capito che l’amore di Dio per Israele era il segno dell’amore di Dio per tutta l’umanità, che in Israele tutti i popoli erano eletti. E, d’altro lato, aveva intuito che questa passione di amore di Dio per l’umanità conduceva l’Onnipotente alla prova suprema della onnipotenza: il poterla perdere. Il Battista sapeva, come ultimo dei profeti di Israele (Israele non ne ebbe mai più), che l’amore di Dio per l’uomo era totale e universale, sino ad assumere come propria la essenza della coscienza umana: la solitudine e la morte.
Il Battista risponde, a chi gli chiede: «Sei tu il profeta Elia?», che egli non è il profeta perseguitato sulla terra e assunto in cielo e di cui la tradizione ebraica attendeva il ritorno sulla terra prima della venuta del Messia. Eppure sarà proprio Gesù a proclamare, prima e dopo la morte del Battista, che egli era l’Elia atteso: «… ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto».
L’uomo non ha riconosciuto il Dio fatto uomo: da Dio si attende la potenza, non il puro amore.
Dio viene nel mondo nelle ore in cui l’uomo misura la profondità del dolore che investe la vita umana e la circonda da ogni parte. La fede consiste nel vedere Dio nascosto nella debolezza umana.
La risurrezione è l’altro volto della passione. Ogni gioia sulla terra è l’anticipo della risurrezione che chiuderà la storia umana della passione divina.


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