Ger 20, 10-13 – Sal 69 – Rm 5, 12-15 – Mt 10, 26-33
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo
Il coraggio dei disarmati, unico potere del Regno
Questo è il Vangelo del coraggio dei disarmati, il coraggio cristiano per eccellenza. Gesù manda i discepoli ad annunziare il regno di Dio che viene: ma essi stessi sono l’unica potenza di questo Regno. Sono noti gli atti di violenza dei cristiani, quelli commessi, per esempio, nella conquista delle Americhe, nella tratta degli schiavi o dell’Inquisizione. Questi segni di violenza mostrano come l’Anticristo si nasconda nel corpo di Cristo. «Da noi sono usciti, ma non erano dei nostri», dice Giovanni di coloro che chiama gli anticristi. E, non a caso, la più perfetta figura di Anticristo, che agisce nel nome del Cristo, è data dalla «Leggenda del Grande Inquisitore» di Dostoevskij.
La violenza non è mai insegnata dal Vangelo, che ammette la forza dello stato, ma non quella dei suoi discepoli, a cui egli ha dato l’esempio del messianismo più disarmato. E ciò quando il Messia era atteso come la potenza di Dio per liberare e riunire Israele. Al posto del Regno, viene la fede nel Regno: anzi il Regno consiste proprio nella fede dei disarmati. A essi è chiesto di fare quel che Gesù non ha fatto. Egli, che tante volte ha chiesto loro di tacere su di lui, specie sulla realtà di Messia di Israele, chiede loro invece di non nascondere nulla. «Quello che vi dico nelle tenebre proclamatelo sopra i tetti». È quello che fecero i discepoli in Israele e fuori Israele, in tutto il mondo pagano.
Perché il mondo romano abbia odiato il nome cristiano rimane misterioso, e lo fu anche ai romani stessi. Ma all’inizio fu come se il mondo cospirasse a distruggere il seme cristiano, intendendolo nella sua radicale pretesa di riconoscere la vita divina offerta nella fede a ogni uomo e quindi portatore di una violazione del limite e del potere: mentre sul limite era fondata la sapienza greca e sul potere la giustizia romana. Forse fu per questo senso di un illimitato che sconvolgeva la società a partire dal basso, perché riconosceva al singolo la vita eterna che negava sia al sapere che al potere, alla maestà degli stati e delle società.
Su ogni cristiano avrebbe vegliato la provvidenza del Padre: essa avrebbe dato la forza di temere non quelli che uccidono il corpo, ma quelli che vogliono soffocare la vita dello spirito, la vita divina nell’anima. Non per gli affetti cari, per la famiglia, per la patria, Gesù chiede la vita, ma per Dio: per testimoniare che il suo Regno è giunto, perché egli può essere tanto amato.
Chi poteva pensare nel mondo antico che gli dei potessero essere amati? E infine i precetti non soffocavano in Israele l’unico grande precetto, che non era quello di obbedire Dio, ma di amarlo?
Perché Dio potesse essere amato, occorreva che egli avesse passeggiato sulle vie del mondo, che si fosse dimostrato amabile, capace di ispirare una passione d’amore più grande della vita e di ogni altro amore. E questo voleva dire il regno di Dio: che Dio era amato dall’uomo come una donna, un figlio, una madre, un padre, una tradizione. Il regno di Dio stava nell’amore dell’uomo per lui sino alla morte.
Il cristianesimo comparve quando si inventarono i martiri. E in essi i cristiani scopersero il loro vero senso, che stava nel vivere il giorno eterno per amore di un Dio che non toccavano, ma che dava loro, con il suo Spirito, gli occhi per credere in lui.
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