Is 50, 5-9a
Sal 114
Gc 2, 14-18
Mc 8, 27-35

 

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo

Eppure ci si rallegra che la croce quotidiana sia altrove e non qui

Il Vangelo secondo Marco si muove con lo stile della semplicità e il suo candore avvolge gli annunci più sconcertanti. Nel Vangelo di questa domenica vediamo Gesù che accetta di essere riconosciuto come il Messia, colui da cui si attendeva la liberazione del popolo dal dominio romano, ma anche che egli non avrebbe compiuto le gesta che da lui si aspettavano. Sarebbe stato consegnato al potere religioso in Israele, lo attendeva la morte. Ma egli sarebbe risorto. Troppo e troppo poco. Ma non basta: la dolcezza dell’evangelista è implacabile. Chi vuole seguirlo, dice Gesù, deve sentirsi come un condannato alla morte per croce, chiamato a scontrarsi con il potere di questo mondo.
Anche a noi oggi le parole di Gesù fanno impressione: il cristianesimo non sembra ribadire cupamente la sofferenza che è nella realtà umana e che contraddice il desiderio umano di vita? L’orrore ci colpisce ogni giorno: e le croci sono tante che non possiamo guardarle. Come per la Bosnia e per l’Africa non possiamo impedire che in qualche parte del mondo ci siano dei crocifissi, rallegriamoci di non esserlo noi. Questo oggi è il nostro sentire. Quale ragionamento ci obbliga a pensare diverso?
È difficile credere in Dio: ma un Dio che si fa crocifiggere e che ci invita a prendere la croce è il Dio più difficile. Anche oggi. Quanti vorrebbero credere e si accorgono con tristezza di non avere ragioni per farlo! Non è meglio diventare seguaci del Buddha, che non ci spiega il mondo, ma ci dà un metodo che tende a spegnere in noi, con il desiderio e la speranza, la causa della profondità della sofferenza?
Nemmeno la rivelazione di Cristo toglie il mistero del mondo. Questa pienezza diuniverso, e forse di universi, questa incommensurabile potenza di cui solo nel  nostro secolo l’uomo coglie la smisurata misura, gli oceani di stelle e di atomi, termina in una sola coscienza interna al mondo: quella umana. E l’uomo è coscienza perché sa il nulla, sente il peso della morte. E rivive tante volte le parole del Leopardi: «a me la vita è male».
Se l’uomo continua a esistere, se il timore di morire non toglie la volontà di vivere, se l’avventura umana continua nonostante la violenza e la morte, è perché l’uomo porta in sé un principio più alto della vita mortale, un principio maggiore dell’universo: porta la vita eterna, porta Dio stesso.
L’uomo sa di morire eppure vive ed è talvolta felice. In lui è nascosto il mistero del mondo, il segreto del tempo. Gesù è venuto a dirci che noi siamo più della nostra vita mortale: e perciò possiamo passare attraverso il nulla della violenza, della sofferenza e della morte. Se non ci fosse questo Vangelo diffuso nei cuori dallo Spirito Santo, se non fosse presente in tutte le coscienze, in tutte le religioni e le non religioni, l’umanità non vivrebbe.
L’umanità vive non avendo ragioni di vivere. Gesù ha dato ai suoi discepoli, e dà a tutti i cristiani che ascoltano in questa domenica l’annuncio della crocifissione (e l’annuncio è più terribile della realtà stessa), questa sfida. Li invita a riconoscere che essi sono più della croce, del dolore e della morte.
Rimarrà sempre la domanda: Dio onnipotente, tu che risplendi nelle stelle, perché patisci negli uomini e sei venuto a condividerne la sconfitta? Ma qui sta il mistero di Dio; qui la ragione perde i suoi diritti e vale soltanto la certezza che Dio è maggiore del nostro cuore.

I volumi dei tre anni di commenti al Vangelo della domenica di don Gianni Baget Bozzo (“Buona Domenica. Commenti ai Vangeli domenicali”) sono acquistabili in libreria, sul sito delle Edizioni Dottrinari o sui siti delle maggiori catene di librerie.

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